Film Storici

The Crowded Room: il vero racconto e il fact checking

Published

on

L’accuratezza storica di “The Crowded Room”

Il rapporto con la storia vera

La miniserie di Apple TV+, “The Crowded Room”, è un adattamento rielaborato della vicenda reale di Billy Milligan, ispirato dal libro di Daniel Keyes del 1981, “The Minds of Billy Milligan”. La sorella di Billy, Kathy Preston, ha evidenziato come, nonostante Keyes affermasse che il libro fosse basato sui ricordi e i dialoghi di Billy senza alcuna invenzione, alcune parti siano state in effetti romanzate. Sorgono dubbi, quindi, sulla veridicità di alcuni dettagli, dati i problemi mentali di Billy che avrebbero potuto alterare o influenzare i suoi racconti.

La serie televisiva si discosta notevolmente dai fatti autentici, tanto che il personaggio principale è stato rinominato Danny Sullivan. Akiva Goldsman, creatore della serie, ha introdotto nuovi personaggi e modificato altri, ampliando la narrazione fino a divergere considerevolmente dall’account della vita reale di Milligan.

Contestualizzazione degli eventi reali

Contrariamente a quanto rappresentato nella serie, gli eventi che hanno ispirato la produzione si sono svolti nell’area di Columbus e non a Manhattan, e nella realtà si sono verificati nel 1977 invece che nell’estate del 1979.

La verità sulla figura di Billy Milligan

Billy Milligan ha effettivamente subìto abusi fisici e sessuali durante l’infanzia da parte del patrigno Chalmer Milligan, che ha sempre negato ogni accusa fino alla sua morte nel 1988. La mini-serie da parte sua offre un ritratto di Milligan diverso, con il personaggio interpretato da Zachary Golinger.

I crimini di Milligan

I crimini che hanno coinvolto Milligan, compresi rapine e violenze, sono ben documentati. È stato accusato di crimini gravi, tra cui il rapimento e l’aggressione di tre donne nei pressi del campus dell’Ohio State University. Milligan, soprannominato “The Campus Rapist”, è stato identificato attraverso impronte digitali e l’identificazione di una vittima da un archivio di foto segnaletiche.

In attesa del processo, venne accusato di rapimento, rapina aggravata e violenza, e fu detenuto nella Ohio State Penitentiary.

L’ispirazione per il personaggio di Amanda Seyfried

Il personaggio di Amanda Seyfried, Rya Goodwin, non corrisponde a una figura psichiatrica specifica coinvolta nel caso di Milligan, ma rappresenta un assemblaggio composito dei vari psichiatri che hanno analizzato Billy. Tra le personalità reali coinvolte, la dottoressa Dorothy Turner e la rinomata psicologa Cornelia Wilbur, quest’ultima notoriamente conosciuta per l’analisi del caso che ha ispirato il libro e il film TV “Sybil”.

Billy Milligan: assolto per la scissione di personalità

Milligan è stato il primo individuo nella storia degli Stati Uniti ad essere giudicato non colpevole per i propri crimini a causa della diagnosi di disturbo dissociativo dell’identità. Le sue difese legali hanno utilizzato con successo la scissione di personalità come argomentazione in aula, riuscendo a convincere la corte della mancanza di colpevolezza per atti commessi da due delle sue personalità alternative.

Altri dettagli sul caso

Nessuna delle accuse mosse contro Milligan includeva omicidi, ma sospetti e circostanze sfavorevoli lo hanno legato a due casi scomparsa, la cui incolpazione però non è mai stata formalizzata a causa di prove insufficienti.

Il numero di personalità di Milligan

Durante i suoi anni in istituti psichiatrici, si è scoperto che Milligan aveva fino a 24 identità distinte, un numero che ha fornito ispirazione per il titolo del documentario Netflix “Monsters Inside: The 24 Faces of Billy Milligan”.

La conclusione della vicenda

Billy Milligan è stato dimesso dal sistema ospedaliero e giudiziario dell’Ohio l’1 agosto del 1991, ed è venuto a mancare a seguito di una diagnosi di sarcoma dei tessuti molli nel dicembre del 2014, all’età di 59 anni.

La fedeltà della rappresentazione mediatica

“The Crowded Room”, sebbene dichiari di essere stato ispirato dal libro di Keyes, assume una prospettiva che tende a protrarre Sullivan/Milligan più come vittima che come colpevole, una scelta che potrebbe indurre interpretazioni contrastanti sulla veridicità del suo disturbo. Un confronto più oggettivo avrebbe potuto lasciare aperta l’interpretazione sulla sincerità della condizione di Milligan e la possibilità di una difesa strategica protratta sia da lui che dai suoi legali.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending

Exit mobile version